Una terra che dà i suoi frutti

Fotografia del terreno reso nuovamente produttivo
Fotografia del terreno reso nuovamente produttivo

Sono Gemma (Azienda agricola VegaGè), faccio la coltivatrice diretta e sono stata tra i primi ad iscrivermi al Catasto Solidale di Let Eat Bi.

Ho sentito parlare di questo progetto ad un corso sulla coltivazione della vite organizzato dall’associazione "Ti Aiuto Io" di Candelo; l’idea di creare un “Catasto Solidale” mi è parsa da subito molto interessante, soprattutto per me che volevo crescere con la mia attività, ma non avevo le possibilità economiche per farlo.

"Per mia scelta, consegno alla proprietaria

una parte equa del raccolto del frutteto.

Mi sono affezionata a lei e quando lavoro

sul suo terreno colgo anche l’occasione

per fermarmi a fare due chiacchiere".

Consultando il sito e la pagina Facebook di Let Eat Bi (non era ancora stato creato il sito “Terre abbanDonate”) ho visto le foto e la descrizione di due terreni a Lozzolo e ho chiesto subito informazioni. Stavo cercando un terreno da coltivare ad ortaggi e al Catasto Solidale ne ho trovati ben due, con due proprietari differenti: uno a prato e uno in parte a frutteto e in parte a bosco.

 

Il prato l’ho utilizzato un anno per la coltivazione di ortaggi: la stagione è partita male per una gelata tardiva ed è finita anche peggio per l'invasione di cinghiali (non era recintato). Ho preferito quindi lasciare questo terreno e cercare altrove.

 

Il frutteto invece è parte del giardino di casa della proprietaria ed è tutto completamente recintato. Le piante sono molto vecchie, alcune mai potate e decisamente più problematiche da recuperare. Tuttavia, l'investimento in termini di tempo ora dà i suoi frutti (per restare in tema!) e, nonostante sia distante 20 km da casa, continuo a prendermene cura con piacere.

E’innegabile che ci siano state alcune difficoltà nell’effettivo recupero e riuso dei terreni e delle piante.

Nel caso del terreno a prato, è evidente che non basta “girare” una volta il terreno per renderlo adatto ad una coltivazione orticola, per cui è necessario del tempo e varie lavorazioni per renderlo ottimale.

Per quanto riguarda il frutteto, invece, la difficoltà è stata proprio quella di “prendersi cura” di piante piuttosto vecchie: altissime, alcune malate, alcune con branche secche.

 Nonostante tutto, ho creduto da subito nel catasto solidale e lo faccio tuttora perché lo ritengo un'ottima occasione per chi vuole partire con un’attività agricola, ma non ha il denaro per scommettere su un progetto che implica indubbiamente una serie di rischi. Con tutto l'impegno possibile, sono convinta che per fare il contadino ci vogliano al 50 % lavoro, cura, dedizione, studio e programmazione, mentre il restante 50 % è fortuna

L'anno scorso, ad esempio, nonostante il mio grande impegno, l'ultima gelata ha rovinato la raccolta primaverile nel mio orto e imprevisti di questo tipo possono ripetersi varie volte; non aver dovuto pagare il terreno è una grandissima fortuna in casi come questi.

Comunque, le potenzialità di un progetto come questo sono molteplici anche ad un livello più generale, soprattutto in riferimento alla situazione economica e sociale attuale.

Innanzitutto, la possibilità di utilizzare gratuitamente un terreno offre aI privato cittadino la possibilità di rendersi, anche solo in minima parte, autonomo a livello alimentare, e questo rappresenta già di per sé un risparmio significativo per una famiglia.

Chi, invece, intenda intraprendere un'attività agricola, come nel mio caso, ha la possibilità di mettersi in gioco senza rischiare i risparmi di una vita per acquistare i terreni.

 

Inoltre, più in generale, il "donatore" del terreno, ma anche i cittadini tutti, finalmente saranno circondati da terreni ben tenuti e non da roveti e boschi incolti. Il paesaggio migliora e con lui l'umore delle persone e, a mio avviso, anche il mercato immobiliare: è più semplice vendere una casa se circondata da terreni puliti e produttivi piuttosto che in stato di abbandono.

 

Il progetto ha anche importanti ricadute in termini sociali: si fonda sull’idea della terra come bene comune e su uno scambio reciproco fondato sulla fiducia. Nel mio caso specifico, sia per il terreno a prato sia per il frutteto i patti sono stati subito chiari: non voglio niente per niente e pago in natura. Per mia scelta, consegno infatti alla proprietaria una parte equa del raccolto del frutteto. Mi sono affezionata a lei e quando lavoro sul suo terreno colgo anche l’occasione per fermarmi a fare due chiacchiere.

Nel territorio Biellese credo che ci fosse bisogno di un'iniziativa di questo tipo per mettere in contatto persone che non vogliono vendere il terreno, ma non possono prendersene cura, con persone che non possono comprarlo ma intendono occuparsene.

A livello nazionale ci sono progetti simili, ma nessuno ha attecchito nel nostro contesto. Quello che sicuramente trovo positivo del progetto “Terre AbbanDonate” di Let Eat Bi è il fatto che ci sia anche un contratto scritto. Questo accorgimento rende lo scambio più facile e trasparente e dà più garanzie e sicurezze sia all'affidante sia all'affidatario.

Alla luce di questa esperienza, prenderei sicuramente altre terre abbanDonate in affidamento. Ora continuo a consigliarlo soprattutto ai giovani agricoltori o aspiranti tali che vorrebbero ingrandire la loro attività e provare a fare quello che a me è riuscito.

 

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"Terre AbbanDonate"

è un progetto dell'associazione Let Eat Bi - Il Terzo Paradiso in terra biellese

Tel: 015 28400

terreabbandonate@gmail.com

Cittadellarte - Fondazione Pistoletto

Via Serralunga 27, 13900 Biella

 

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